In Italia quando si registra un contratto di locazione, l’imposta di registro viene calcolata principalmente sul canone pattuito. Per le locazioni abitative l’imposta corrisponde al 2% del canone annuo; se si sceglie di pagare anno per anno, si versa quindi il 2% dell’importo annuo (con un minimo di 67 euro). Oltre al canone, bisogna considerare anche il deposito cauzionale. Su questo importo non si applica l’aliquota del 2% ma un’imposta specifica pari allo 0,50% della somma versata a titolo di cauzione, a condizione che venga corrisposta in denaro. Se il locatore sceglie il regime della cedolare secca, né il canone né la cauzione sono soggetti a imposta di registro o di bollo. Ad esempio, per un contratto con un canone annuo di 6.000 euro e una cauzione di 1.500 euro, la registrazione annuale comporterebbe un’imposta di 120 euro sul canone e di 7,50 euro sulla cauzione, per un totale di 127,50 euro.
In caso di registrazione in un’unica soluzione l’imposta di registro si calcola sul totale dei canoni dovuti per tutta la durata del contratto, applicando l’aliquota del 2%. Sul risultato si applica poi una riduzione dell’1,4% per ogni anno di durata successivo al primo. Riprendendo l’esempio di prima: canone annuo di 6.000 euro, contratto di 4 anni e deposito cauzionale di 1.500 euro. Il totale dei canoni è 6.000 × 4 = 24.000 euro. L’imposta lorda sarebbe quindi 24.000 × 2% = 480 euro. A questo importo si applica la riduzione: si calcola l’1,4% di 480 per ciascuno dei tre anni successivi al primo, quindi 480 × 0,014 × 3 = 20,16 euro. L’imposta dovuta sul canone diventa 480 – 20,16 = 459,84 euro. A questa cifra bisogna aggiungere l’imposta di registro sulla cauzione, pari allo 0,50% di 1.500 euro, cioè 7,50 euro. L’importo complessivo da versare al momento della registrazione del contratto per l’intero quadriennio è quindi 459,84 + 7,50 = 467,34 euro.
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